Padiglione della Finlandia alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia

I piaceri che scegliamo è il risultato di una multiforme cooperazione tra le artiste Pia Lindman, Vidha Saumya e Jenni-Juulia Wallinheimo-Heimonen, i curatori Yvonne Billimore e Jussi Koitela e la designer architettonica Kaisa Sööt.


Jenni-Juulia Wallinheimo-Heimonen, film still da "Could you watch my Mom for a moment", 2019.

Commissionata e prodotta da Frame Contemporary Art Finland, I piaceri che scegliamo viene presentata per la prima volta al Padiglione della Finlandia alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia.

Confondendo i confini tra arte, architettura e commento sociale il Padiglione della Finlandia vede la collaborazione di tre artiste per cui arte, vita e attivismo sono inestricabilmente intrecciati. Nato come un progetto collettivo, I piaceri che scegliamo si è sviluppato attraverso uno scambio di esperienze condivise e individuali per creare spazi con diversi tipi di “fruizione“, dove i visitatori sono incoraggiati a rivalutare e (ri)considerare le aspettative sociali ordinarie.


Vidha Saumya, Long Enough, 2021. 

Le pratiche di Lindman, Saumya e Wallinheimo-Heimonen sono fortemente legate alle loro esperienze vissute degli squilibri strutturali, ecologici e sociali del nostro mondo. Articolate attraverso un’ampia serie di materiali e processi, che includono disegni, ricami, sculture e cura, le loro opere celebrano il piacere del personale come potente mezzo per reimmaginare il nostro mondo. 

A seguito di un’avvelenamento da mercurio, l’artista e guaritrice Pia Lindman vive in uno stato di elevata sensibilità del sistema nervoso, che la rende consapevole dei microsegnali all’interno del suo corpo. L’artista traduce questi segnali in immagini visive, melodie, parole e colori e li incorpora in opere d’arte che le permettono di esplorare i dettagli di diversi ambienti e situazioni sociali.

Concentrandosi spesso sull’intricata relazione tra la presenza umana e l’ambiente, l’opera di Vidha Saumya sfida le norme estetiche, il genere, l’accademia e lo stato nazionale. Nella sua arte, lo spettatore incontra un’interazione di desiderio, intimità, terra (natale), controbilanciata dalle pretese eteronormative di utilità, tempo e (dis)locazione.

Le opere di Jenni-Juulia Wallinheimo-Heimonen mettono in luce la varietà delle forme di discriminazione e violenza a cui sono soggette le persone disabili. Le intricate realtà che l’artista costruisce celebrano un mondo in cui la diversità dei corpi si è conquistata il diritto di scegliere una vita felice invece della mera esistenza.

Pia Lindman, Public Sauna at MoMA P.S.1, 2000. Foto: Grady Gerbracht. 

I piaceri che scegliamo rifiuta l’eccezionalismo dell’arte e il mito dell’artista separato dal mondo. Al contrario sono esattamente le nostre esperienze quotidiane — mettersi in fila, scendere in piazza, ricevere cure mediche, respirare la stessa aria inquinata — che ci rendono consapevoli della co-esistenza e ci spingono a creare nuove immagini collettive del futuro”, spiegano i curatori Yvonne Billimore e Jussi Koitela.

Le opere artistiche presentate nel Padiglione finlandese sono collegate concettualmente e materialmente attraverso interventi architettonici progettati da Kaisa Sööt. Reimmaginando il padiglione e il tipo di arte, corpi ed esperienze che esso può supportare, la mostra introduce un’ “architettura dell’accesso” che considera l’accesso e i bisogni del corpo secondo diversi registri e incoraggia esperienze multisensoriali.

“È stato fantastico essere testimoni della collaborazione giosa tra artisti e curatori”, dice Raija Koli, direttrice di Frame e committente della mostra. “Siamo felici di condividere questo significativo progetto con il pubblico della mostra.”

La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione edita da K. Verlag.